Lui & Lei
Il Caldo Priapo
di Grey-Heron
24.02.2021 |
4.215 |
7
"Provo ad indovinare ma senza successo..."
Se digiti “Priapo” e apri qualsiasi sito potrai leggere più o meno le seguenti esposizioni :
Priapo è un’antica divinità greca e romana. Veniva rappresentata come un piccolo uomo barbuto dotato di un fallo enorme. Priapo era simbolo dell’istinto sessuale e della fecondità maschile ed era protettore della natura e custode di orti e giardini.
Erano appena le sette del mattino, stavo seduto tutto solo ad un tavolo da otto per la prima colazione. Il ristorante era semivuoto. I passeggeri erano ancora in cabina a riposare ma noi dello staff di crociera eravamo già al lavoro per preparare l’arrivo a Izmir in Turchia e tutte le relative escursioni della giornata. Avevo ventisei anni e dopo un corso di un anno di lingua tedesca in Germania mi ero trovato un lavoretto come interprete per la lunga stagione estiva a bordo di una nave da crociera dove si parlavano le lingue di mezza Europa. Mi occupavo degli italiani ma interagivo anche per altre nazionalità. Il buffet era ricco e mi stavo gustando uova fritte al tegame, pancetta ben rosolata, toast, burro, croissant, caffè; si quel liquido nero quasi trasparente servito in un recipiente tipo boccale, insomma na broda. A casa non mi sarei ma sognato di mangiare sta roba a colazione ma quando viaggio per lavoro (anche ora) mi calo nelle abitudini di dove mi trovo e trangugio le più creative specialità culinarie che spesso definisco una bomba per fegato e apparato digerente.
La musichetta soft proveniva dal soffitto. Dalle vetrate si intravvedeva la costa turca. Mi sentivo bene, avevo un lavoretto interessante e la notte prima nel silenzio della mia cabina singola mi ero pure sparato un bel segone tanto per scaricare le tensioni della giornata precedente. La brodaglia scura e fumante che stavo bevendo era dolciastra, quasi piacevole. Ero al terzo sorso quando entra lei. Appena più bassa di me, un bel viso rotondo, un fisico ben fatto, carina, dolce, un po’ timida in apparenza, con i capelli biondi e molto corti ancora bagnati dalla doccia mattutina. Si siede al tavolo da otto opposto al mio di fronte a me. La osservo leggere il menù, dare il suo ordine alla cameriera. Si guarda attorno distratta forse ancora assonnata. Continuo ad osservarla e a voce alta attiro la sua attenzione con un “Guten Tag” e un bel sorriso. Mi guarda, mi risponde con un sorrisetto timido. Continuo a fissarla mettendola in imbarazzo e rilancio con un tono diretto e perentorio: “Non farlo mai più per cortesia, non farlo più, che sia l’ultima volta” e continuo a fissarla.
E’ stupita e un po’ preoccupata, mi osserva incredula: “Perché? Che cosa ho fatto? Mi chiede in tedesco e poi in inglese. Io ero arrivato da qualche giorno e stavo imparando a conoscere i miei colleghi. L’avevo intravista alcune volte senza aver avuto modo di conoscerla e il mio modo di approcciarla poteva essere ritenuto alquanto brusco se non maleducato.
Continuo un po’ in tedesco, un po’ in inglese: “Ti prego non scendere più la mattina con i capelli bagnati, ti fanno molto sensuale ed eccitante e mi stravolgi la giornata, non capisco più nulla”. Lo dico con un sorrisetto accattivante. Lei mi guarda e sorride perdendo quel tratto di timidezza dal viso. Con una sfacciataggine imprevista mi risponde “allora scenderò tutte le mattine così” e mi molla un sorriso tra il beffardo e l’enigmatico.
A quei tempi in fondo alla banchina del porto di Izmir dove attraccavano le navi c’era il mercato dove si vendeva di tutto, dai souvenir ai tappeti. Una distesa di tendoni e una vastità di oggettistica locale.
Nel mio tempo libero verso le due del pomeriggio andai a fare un giro per il mercato solo, soletto. Ad un tratto vedo Marlitt la biondina della prima colazione che pure lei si aggirava per le bancarelle. L’ho seguita per qualche minuto senza farmi vedere dandole il tempo di terminare un acquisto poi mi sono avvicinato e ancora “Guten Tag a rieccomi”! Sorpresa mi saluta in modo sbarazzino, scambiamo un pò di chiacchiere mentre visitiamo qualche altra bancarella. Ad un certo punto si ferma, mi fissa negli occhi e mostrandomi il pugno chiuso della mano destra mi chiede di indovinare che tiene nascosto. Provo ad indovinare ma senza successo. Ci ridiamo su, poi apre la mano guardandomi ancora negli occhi ed ecco apparire un Priapo. Il dio della fecondità. Il mostriciattolo con un cazzone enorme ricurvo all’insù. E’ in effetti un piccolo portachiavi con una nerchia scappellata grande così. Lei ride divertita, mi prende il palmo di una mano e mi ci mette sopra il dio cazzuto e mi chiude la mano stessa dicendomi “ Sentito? E’ ancora caldo”.Il caldo Priapo. Con mia grande soddisfazione ritengo questo gesto una apertura verso di me, anzi quasi un invito. Mi congratulo con me stesso. La mia battuta a colazione in stile bagnino romagnolo da spiaggia ha sortito l’effetto da me desiderato sulla tedeschina carina. L’ho conquistata!
“Che fai nel pomeriggio?” le chiedo mentre stringo il Priapo nel pugno chiuso. Mi dice che ha appuntamento a bordo con la parrucchiera e un massaggio ma sarà libera dalle sedici alle diciotto . Come me. “Benissimo, io tengo il mio Priapo al caldo e poi ti vengo a trovare se ti và” Mi sorride e mi informa che la sua cabina è la numero tal dei tali. Ci salutiamo e io riprendo la mia passeggiata con il Priapo in mano e il mio uccello duro nei pantaloni.
All’ora dell’appuntamento busso alla sua porta. Mi apre. E’ ancora più carina nel comfort della sua cabina, fresca di parrucchiera e massaggio. E’ stato un pomeriggio di coccole, bacetti, tenerezze. Non sentivo assolutamente il bisogno di correre per arrivare al punto. Questa era una cosa che andava consumata lentamente. Io sarei stato a bordo per almeno tre mesi. Volevo assicurarmi una bella fichetta con cui stare bene senza mordi e fuggi. E cosi fù.
La sera stessa in navigazione verso altro porto, dopo la chiusura di spettacoli e intrattenimenti mi disse di tornare a trovarla. Per i due mesi successivi, dormivo praticamente tutte le notti nella sua cabina. Cosa facevamo? Facevamo all’amore naturalmente. Ho molti ricordi molto belli. Si lasciava spogliare lentamente. Mi eccitava soffiarle sul collo e sulla nuca. Era bello e dolce baciarla. Tutto fatto lentamente senza fretta. La nostra posizione preferita era quella tradizionale del missionario. Era dolce inserire lentamente il mio uccello nella sua fichetta umidiccia, mentre ci baciavamo oppure mentre ci guardavamo negli occhi. Raggiungeva significativi orgasmi avvinghiandomi le sue gambe attorno alla mia schiena. Erano tempi in cui non era necessario prendere precauzioni come si deve fare oggi. Si doveva solo fare attenzione che qualche spermatozoo più veloce dell’altro non andasse a combinare guai.
La mia conoscenza della lingua tedesca subì un’impennata incredibile. E’ vero, le lingue si imparano più velocemente a letto. Abbiamo tenuto questa nostra relazione molto discreta, comunque le sue colleghe tedesche hanno sgamato ma sono state pure loro molto discrete. Ho alcune foto di noi due abbracciati a Lindo sull’isola di Rodi nota per le acropoli sulle scogliere, caratterizzate da porte monumentali del IV secolo.
Dopo due mesi è arrivata la comunicazione che Marlitt sarebbe stata trasferita su altra nave in partenza da Genova verso il Brasile. A Genova le due navi si trovavano a dividere lo stesso molo. Lei fece trasferire i suoi bagagli sull’altra nave. La sua partenza era prevista per le ore 17,00, la mia il giorno dopo alle 12,00. Avevamo alcune ore a disposizione per noi e dopo aver fatto all’amore per l’ultima volta quel giorno siamo andati a pranzo nella zona caratteristica della città vecchia di Genova e una passeggiata nei carrugi. Amo Genova, è una mia città preferita anche oggi quando ci ritorno per lavoro.
Io e Marlitt avevamo pranzato in un locale caratteristico e ci siamo avviati a piedi per i vicoli abbracciati e un poco tristi. Ci sono molti negozi di tutti i tipi, oggi tanti sono negozi di extra-comunitari. Un mondo molto attivo, etnico, direi anche attraente, il mondo in Italia. Allora non era cosi ma era comunque affascinante. Ricordo che mentre passeggiavamo abbracciati notai quattro ragazzi molto giovani con i capelli molto corti. Indossavano jeans molto attillati, uno di loro li indossava di colore bianco con sopra una camicia a quadri sull’azzurro. Era il periodo in cui militari e marinai potevano andare il libera uscita non più in uniforme ma in abbigliamento civile. I quattro erano molto attraenti ma quello con i jeans bianchi aveva un culo da favola. I miei occhi non potevano staccarsi da quello splendido lato B e ovviamente non potevo farmi notare dalla mia donna del momento. Feci in modo di indugiare davanti ad una vetrina per poter guardare meglio i quattro militari tenendomi la mia ragazza abbracciata a me, ma soltanto per poter guardare anche il pacco nei jeans bianchi. La vista di quel culo, le spalle larghe, le gambe leggermente arcuate e un considerevole pacco tra le gambe mi fece andare gli ormoni a mille e mi partì una delle mie erezioni. Fu in quel momento che presi una decisione che mi portò ad un nuovo stile di vita.
La sirena della nave avvisava tutti della partenza imminente. Marlitt era affacciata dal ponte di passeggiata e salutava tutti noi (me e colleghi) che eravamo andati a salutarla dalla banchina. Stava partendo per il Brasile. Mai più sentita o rivista.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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